sabato 11 aprile 2015

PHILIP ROTH - Lamento di Portnoy (ed. Einaudi Super ET)


Philip roth
Uscito nel 1967 "Lamento di Portnoy" è tra i romanzi di Philip Roth che ha creato non poche dicussioni tra i contemporanei (oggi sembra che il contenuto sia stato quasi digerito) ed è valso al suo autore (unico ebreo riuscito a farsi accusare di antisemitismo) il posto nell’olimpo della penna.

Il protagonista è Alexander Portnoy che rivive dal suo Psicoanalista (dr.Spielvogel) le sue frustrazioni sulla vita. Il romanzo è ambientato prevalentemente a Newark, New Jersey, nel testo contrapposto a New York dove Alex trova lavoro realizzando la sua
America personale diventando “commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York” lasciando così la sua squallida periferia ebraica.

Tutto il romanzo di Roth è per certi versi il tentativo di un’emancipazione, dall’educazione ricevuta, che non arriva mai nonostante i traguardi intellettuali e professionali. In questa continua oscillazione tra modelli opposti (Ebreo-Americano, Borghese-socialista, privato-pubblico, interno-esterno, amore-sesso) Alex tenta drammaticamente e in modo a tratti esilarante di mettere in pace l’uomo che deve diventare e il figlio che è sempre stato. 

È il dramma di non riuscire ad adattarsi ad una vita bigotta (ebrea o borghese è in realtà ininfluente), esagerata e impossibile da armonizzare nelle sue componenti più autentiche. È un mondo che non si capisce con l’intelligenza nonostante il nostro Alex con il suo QI 158 ne abbia da vendere, e che insegna la realizzazione dell’imbecillità e della superstizione.

E in questo acutissimo dramma (che se sentito davvero sulla propria pelle in quei pochi momenti di lucidità in realtà non c’è per niente da ridere) si ride a crepapelle di oscenità, situazioni imbarazzanti, esagerate e paranoiche costruzioni del disperato super-intelletto di Alex. Molto nel testo è volutamente dissacrato, gergale e crudo, senza inibizioni di alcun tipo, che possono sfociare nel grottesco più squallido. Non è mai erotismo ma (ci provo) “Immaginaria masturbazione adolescenziale mal gestita”.

Il ritmo è quello del flusso di coscienza con impennate continue e incontrollabili dove il lettore può “sentire” momenti di lucidità e momenti di totale ossessiva confusione psicotica.

Mi sento di consigliarlo vivamente in primis perché è un classico e soprattutto:   
    
 
Cap 4 : FIGOMANIA
“Ho raccontato che a 15 anni lo tirai fuori dai pantaloni e me lo menai sull’autobus 107 da New York? […] sul quale presi in mano non solo il mio uccello ma la mia intera vita, a pensarci bene. “
 “L’autocontrollo non cresce mica sugli alberi, sa: richiede pazienza, richiede concentrazione, richiede un genitore zelante e votato all’abnegazione, e un bambino sollecito e alacre, per costruire nello spazio di qualche anno un essere umano veramente oppresso e cagacazzi.”
È stato il mio primo romanzo di Roth e per quanto mi riguarda ne seguiranno altri perché tra i deliri e le riflessioni devo dire che  ho veramente riso di gusto in più punti per le immagini  e il ritmo narrativo.

Alla Prossima


LUI.

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento.